Punti di vista - Sull’applicazione della Tobin Tax i paesi
della CE stanno “bisticciando” da diversi anni. Gran Bretagna e altri paesi con
un’impronta più calvinista (Olanda, Irlanda, Svezia, Slovacchia e Malta) contro
il blocco guidato da Francia e Germania. La Gran Bretagna ha fin qui imposto
agli altri Paesi il suo veto categorico. Secondo i dati più aggiornati gli
introiti che tale tassa garantirebbe sarebbero tra i 40 e i 50 miliardi di euro
l’anno, cifre molto importanti.
Doppia Velocità - Per chi
fosse a digiuno a diritto comunitario è importante chiarire che,
trattandosi di materia fiscale, tale tassa non può essere adottata in mancanza dell’unanimità.
Stante l’empasse di Londra, è maturata tra gli altri membri della CE la
convinzione di dover fare da se e non curarsi di quei paesi che esprimono
perplessità. La procedura è complessa:
almeno 9 membri della CE devono manifestare la propria volontà di adottarla,
occorre un parere della Commissione e il voto a maggioranza del Consiglio.
Destinazione delle risorse – A cosa sarebbero destinati gli introiti della
Tobin Tax? Secondo James Tobin, suo ideatore e premio Nobel, i destinatari
avrebbero dovuto essere i Paesi più poveri del mondo. Tuttavia, per ragioni dettate dalla
contingenza dell’attuale situazione politico-economica non si esclude che
possano essere adottate soluzioni differenti (tra le più plausibili il sostegno
alle manovre per la crescita).
Storia della Tobin Tax e il no di Londra – James Tobin ideò
questa tassa nel 1972 per aiutare i paesi del terzo mondo. La Svezia la adottò
dal 1984 al 1992 assistendo ad una riduzione delle transazioni finanziarie del
70%. Ed è qui che risiede la ragione che frena la Gran Bretagna che ospita la
più grande piazza finanziaria europea e che teme di perdere competività a
favore di Paesi che non adottano la Tobin Tax.
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